Le origini del paese.
Abbiamo cercato di raccogliere le notizie di carattere generale che ci sembravano utilizzabili per ricostruire la storia della piana nella sua essenzialità fino all'anno 1000, dovendoci talvolta del fatto che gli storici del basso medioevo hanno indebitamente ignorato l'esistenza di San Procopio come ente territorialmente autonomo: e quando nei primi secoli dopo il 1000 qualcuno se ne è accorto lo ha a malapena indicato come Casale di Sinopoli. Il termine di Casale in verità non è disdicevole sul piano giuridico - amministrativo anzi ne esalta la figura come di un nobile decaduto. Infatti Francesco Calasso, uno dei più validi esperti del settore nella sua pubblicazione “la legislazione statuaria dell'Italia meridionale”- multigrafica edizione Roma 1971 , così spiega l'origine dei Casali : la città è presente allo stato soprattutto coi suoi elementi materiali come una circoscrizione territoriale e un insieme di uomini; Eh però quando essa si rende rea di delitto politico tra parentesi congiura ribellione eccetera lo stato la punisce appunto spezzandole l'unità territoriale : ne abbatte anzitutto le mura , ne spiana le case : le toglie , così , la qualifica di civitas e la riduce a un aggregato di Villa o Casale. Secondo il Calasso di questo declassamento delle civitas fece uso Federico II. Col passare del tempo questa posizione subalterna della vecchia civitas, di fronte alla nuova costituita con il favore del re finì col perdere il significato storico politico e passò a rappresentare una specie di centro satellite rispetto alla città dominante.
Nel nostro caso pensiamo, senza alcun tono di pretensione, che la vera civitas nella zona pre-aspromontana prima del Mille dovette essere San Procopio e solo dopo la costituzione del feudo dei Ruffo , con la sua articolazione in “suffeudi o baronie” , Sinopoli acquistò importanza primaria .
La nostra considerazione trova conforto in un accostamento comparativo di carattere statistico con riferimento a dati precisi sul numero degli abitanti nella prima metà del 1700. Per quanto riguarda San Procopio lo stato (elenco) delle anime, compilato e datato 31 maggio 1764 Arciprete Nappa, riporta i nomi dei componenti dei nuclei familiari per un totale di numero 1534 residenti. Tale cifra ha trovato per noi riscontro quasi perfetto nell'analogo elenco fatto in sede di formazione del catasto onciario conservato nell'archivio di Stato di Napoli. Per lo stesso periodo, approssimativamente, di Sinopoli abbiamo i dati sulla popolazione ma con il conteggio in fuochi, cioè i nuclei familiari che convenzionalmente venivano moltiplicati per tre o per quattro, presumendo che il totale equivalesse al numero degli abitanti. Il professor Giuseppe Caridi nella sua ricchissima e dettagliata storia dei Ruffo “la spada , la seta , la croce” s.e.i. Torino 1995 a pagina 113 riporta nella tabella B l'andamento demografico in fuochi nei feudi dei Ruffo di Scilla per l'anno 1556 e indica per Sinopoli omnicomprensivamente numero 573 fuochi che moltiplicati per il parametro maggiore quattro darebbero numero 2292 abitanti.
Ovviamente non si intende sollevare una questione di carattere campanilistico ma solo porre la cosa sotto osservazione virgola in quanto la storia di Sinopoli, per chi vorrà riprenderne la trattazione con obiettività, dovrà tenere conto che prima dell'epoca Ruffo i cosiddetti Casali avevano avuto vita autonoma. Il professor Liberti, per come già avanti rilevato, per San Procopio ha visto la necessità di una revisione storica.
L'abitato di San Procopio deve essere sorto per l'ampliamento di qualche nucleo residenziale di immigrati appartenenti alle popolazioni considerate aborigene e di cui abbiamo cercato di indicare la provenienza e di primo insediamento nella nostra zona. Comunque il paese va riguardato nel contesto della Piana, avendo con gli altri paesi esercitato un'azione di raccordo in un clima di pacifica convivenza. Dopo una presumibile fase di assestamento, in concomitanza delle maggiori possibilità di lavoro o migliori condizioni climatiche la più consistente aggregazione deve essersi spostata in via permanente nell'aria est sud est dell'attuale comune, dove sono visibili tuttora ruderi dell'impianto urbano costituenti segni materiali delle distruzioni provocate dai terremoti che nel tempo si succedettero. I ruderi i più antichi sono quelli disposti ad Est della Fontana dell'acqua di Jesu (acqua di Gesù), così nominata per la presenza nelle vicinanze di una chiesa intitolata a Gesù o a S. Maria di Gesù. Tale zona presentava favorevoli condizioni climatiche, fertilità di terreno ed una sistemazione che la rendeva crocevia della viabilità locale circondariale.
La bontà della zona era qualificata dai requisiti mantenutisi fino al nostro secolo e rilevati anche dal geografo illustre professor Luigi Laquaniti nei suoi iscritti 1941- 1976, curati dal professor Antonio Pipino ed editi dall'Associazione italiana insegnanti di geografia, Sezione Calabria. Secondo il professor Laquaniti l'area pre-aspromontana era idonea alle tradizionali colture dell'olivo, della vite e dei cereali. Quale fosse il reale stato urbanistico dei paesi pre-aspromontani all'epoca del terremoto del 1783 (cosiddetto flagello), possiamo derivarlo dalla relazione elaborata da Mario Baratta per incarico della Società geografica italiana sulla catastrofe sismica calabro-messinese (28 dicembre 1908) pubblicata presso la Società geografica italiana, Roma 1910. Il Baratta, funzionario tecnico di grande esperienza, nella raccolta delle notizie per la relazione si avvalse della collaborazione di studiosi locali, i cui nomi vengono indicati in calce alla pagina 163 nel contesto del ringraziamento , che pubblicamente egli volle formulare : ringrazio sentitamente l'avvocato Giovanni Alessio , don Bruno Occhiuto, l'ingegnere Pellegrini e l'avvocato Francesco Arcà che mi hanno fornito notizie relative a diversi abitati della Piana. Quindi le notizie del Baratta su San Procopio provengono dal reverendo Don Bruno Occhiuto trasferitosi dal paese quando venne nominato Vescovo di Cassano in provincia di Cosenza a suo nome è intitolata la piazza antistante alla chiesa parrocchiale e noi lo ricordiamo come dottissimo e illuminato presule, giornalista rigoroso nell'espressione, profondo studioso e conoscitore di problemi culturali e sociali , nonché scientifici tanto da collaborare nella redazione del bollettino dell'osservatorio Morabito di Mileto .
Tratto dal Libro “La Piana di Palmi e la storia inedita di San Procopio” - Prof. Domenico Antonio Casella – edizione officina grafica.